mercoledì 29 dicembre 2010

Ganzer non molla: "L'Arma è con me". L'incredibile assoluzione a mezzo stampa.

"Il generale dei carabinieri Giampaolo Ganzer, comandante dei Ros, non solo è innocente, ma soprattuto è apparso pienamente innocente durante il processo che ha dovuto subire per l'improvvida decisione della Procura di Milano".
Questa singolare sentenza di "assoluzione" è l'incipit di un articolo di Libero, firmato da Carlo Panella, giornalista dalla storia molto, ma molto italica, passato da Lotta Continua (fu condannato a 4 anni e poi assolto per incidenti di piazza negli anni settanta) al Tg4 di Emilio Fede e a Studio Aperto dell'ex compagno Paolo Liguori, che oggi ritroviamo nei panni di difensore della Benemerita Arma dei Carabinieri e dell'autonomia dei loro reparti speciali.
Peccato per Panella, però, che i giudici abbiano invece ritenuto il contrario, condannando Ganzer a 14 anni lo scorso mese di luglio e rendendo note nei giorni scorsi le motivazioni della sentenza, pesantissime. Per fare bella figura con qualche sequestro e arresto, il capo dei Ros - secondo i magistrati milanesi -
"non si è fatto scrupolo di accordarsi con pericolosissimi trafficanti ai quali ha dato la possibilità di vendere in Italia decine di chili di droga garantendo loro l'assoluta impunità". Non basta. Il militare avrebbe "consentito che numerosi trafficanti fossero messi in condizioni di vendere la droga in Italia con la collaborazione dei militari e intascarne i proventi, con la garanzia dell'assoluta impunità". Ganzer? Secondo i giudici è un uomo "capace di commettere anche gravissimi reati per raggiungere gli obiettivi ai quali è spinto dalla sua smisurata ambizione".
Basterebbe per seppellire chiunque. E invece, Panella non ci sta. Prima spara la solita tiritera della giustizia a orologeria che "inonda i media italiani di affermazioni gravissime" e, guarda un po' che cattivoni, "in piene festività natalizie", poi ricorda i grandi successi dei Ros, che negli ultimi cinque anni (dati di Panella) avrebbero arrestato 56 latitanti, sequestrato due miliardi e mezzo di euro e 15 tonnellate di droga.
Chili e chili di cocaina come in un vortice, che vanno e vengono dagli armadi delle caserme dei carabinieri, utilizzati per pagare informatori, per essere rimessi sul mercato dopo qualche finto sequestro e le manette a qualche inconsapevole pesce piccolo scaricato dai boss.
Tra il 1991 e il 1997, il metodo targato Ros individuato dalla Procura sarebbe stato quello "di creare traffico di droga prima al fine di reprimerlo usando a tal fine le conoscenze investigative, strumentalizzando le risorse dell' Arma, inducendo a importare droga trafficanti-fonti poi non perseguiti e arricchitisi con i soldi versati dagli acquirenti e mai sequestrati, e arrestando persone di sicuro interessate al narcotraffico ma ad esso istigati dai militari e dalle loro fonti".
Dalle pagine dello stesso Libero, il generale fa sapere di non essere disposto a mollare. "Sento l'Arma con me. Resto al mio posto".

Ovviamente nessuno proverà a farlo ragionare, anche perché come ci ricorda Marco Lillo, sul Fatto, i Ros hanno messo nei guai gente come Guido Bertolaso, il governatore della Sicilia Raffaele Lombardo, il senatore del Pdl Nicola Di Girolamo e il faccendiere fascista Gennaro Mockbel. Sono del Ros le indagini che hanno portato al sequestro dei beni del segretario dell’Udc Lorenzo Cesa, del tesoriere della Fondazione del ministro Altero Matteoli e dell’ex segretario del ministro Franco Frattini; le informative contro l’assessore alla sanità della giunta Vendola in Puglia, Alberto Tedesco del Pd, le indagini sui carabinieri ricattatori nella vicenda costata la presidenza del Lazio a Piero Marrazzo e le inchieste sui legami tra ‘ndrangheta e economia del Nord raccontate da Roberto Saviano in tv.
Tutti zitti davanti al generalissimo. Che se ha fatto come i suoi compagni d'arma del passato avrà a casa qualche centinaio di dossier che scottano.

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