martedì 11 gennaio 2011

Alemanno e la tristissima fine della destra sociale.

La "destra sociale" è un ossimoro. Cosa c'ha di sociale un partito che dalla sua istituzione a oggi alla fine ha difeso solo battaglie di retroguardia a ricasco dei cattolici più oltranzisti? Dal proibizionismo sulla droga (naturamente le canne, che sono roba da compagni, perché la coca piace anche a loro), al razzismo strisciante contro gli immigrati, dalle posizioni su divorzio e aborto degli anni settanta e ottanta a quelle sulla fecondazione assistita o sul biotestamento. Eppure, qualcuno dalle parti loro ci ha anche creduto, non voglio mettere in dubbio la buona fede.
La vittoria di Gianni Alemanno, ex testa calda del Fronte della Gioventù, alle elezioni per il sindaco di Roma fu un regalo inaspettato della coppia Veltroni-Rutelli, che invece di candidare Nicola Zingaretti, come chiedeva la base, riproposero il Cicciobello neo-cattolico e andarono incontro alla più amara (ed evitabile) delle sconfitte. In Campidoglio s'era visto qualche saluto romano e qualche slogan di troppo, ma i sostenitori del genero di Pino Rauti (fondatore di Ordine Nuovo, non esattamente un circolo ricreativo) puntavano sulla sua appartenenza a questa fantomatica "destra sociale", che avrebbe cambiato finalmente le cose in una Roma venduta mani e piedi ai palazzinari dal sindaco alla Nutella. 
Infatti, abbiamo visto come è andata. Dopo due anni di dolce far niente, travolto dagli scandali dell'Ama e dell'Atac, dove sono stati piazzati fidanzate, amanti, ex camerati di Terza Posizione e Nar e qualche cubista, travolto dalle polemiche sulla grande idea del Gran Premio di Formula 1 (fate il nome di Alemanno a un abitante dell'Eur, metterà mano alla pistola), bastonato da un sondaggio che lo darebbe sconfitto per 58 a 42 proprio contro Zingaretti (non arriverebbe neanche al ballottaggio), il sindaco barese trapiantato nella capitale ha azzerato la giunta e ritirato tutte le deleghe per consegnarsi mani e piedi al Popolo delle Libertà. La nuova giunta, si sa, verrà decisa da Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri, due fedelissimi del Cavaliere, che useranno il manuale Cencelli per riscrivere la maggioranza in Campidoglio in base ai nuovi equilibri della nuova (e zoppicante) maggioranza nazionale.
Il primo acquisto? Un fuoriclasse come Guido Bertolaso, annunciato come futuro vice di Alemanno. Si preannunciano tempi cupi, a meno che non siate clienti del Salaria Center e delle sue massaggiatrici in perizoma leopardato.





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