martedì 4 gennaio 2011

La retorica della buona morte. I soldati in Afghanistan un esempio per i giovani?

Che i giovani di oggi abbiano dei pessimi esempi davanti è poco, ma sicuro. E certo il problema non sono solo le veline, i tronisti e i calciatori, che pure hanno diffuso nel paese l'idea che si possano fare soldi senza avere particolari qualità intellettuali, ma soprattutto una classe politica e dirigente che ha fatto della carriera una questione di vita o di morte e a essa ha sacrificato qualsiasi principio morale. Spero dunque che i miei figli non prendano esempio dalle facce che abitualmente affollano la televisione (come quella di Berlusconi, che oggi fra un abbraccio alla madre dell'alpino ucciso e uno a Alberto Torregiani, vittima dell'organizzazione terroristica della quale faceva parte Cesare Battisti, ha amabilmente incontrato anche i giocatori del Milan e si è fermato a parlare con quell'intellettuale di Antonio Cassano), ma neanche da quelli che sfruttano la retorica della buona morte nel nome di gesù bambino piccino picciò.
"Tu sei l’eccezione non la normalità, tu sei l’eroe vero non un eroe falso come quelli mercificati. Sarai un esempio per i giovani di oggi", hanno scritto in una lettera letta ai funerali i genitori di Matteo Miotto, il caporalmaggiore deceduto nei giorni scorsi in Afghanistan. 
Il dolore è sempre una cosa che va rispettata, ma in questo caso no, non ci sto. Non voglio che sia d'esempio per i giovani andare a fare la guerra per giunta convinti di compiere chissà quale gesto umanitario. Alla balla della missione di pace non ci crede più davvero nessuno (basterebbe dare una rapida scorsa ai tanti file diffusi da WikiLeaks sulla specchiata onestà dei leader afgani che i paesi della Nato sostengono a dispetto di buona parte della popolazione locale) e non si può onestamente confondere l'occupazione di un paese con il mantenimento della pace. Il fatto che si sia riusciti a prendere in giro un giovane di poco più di vent'anni, sventolandogli davanti al naso un po' di euro in più e convincendolo di avere un ruolo nello scacchiere internazionale è di per se' una vergogna. Il povero alpino non è un eroe, è una vittima, armata, di un conflitto armato. E io spero proprio che non sia d'esempio per nessuno. 

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