martedì 31 maggio 2011

Bankitalia e il governatore Cetto La Qualunque

La Banca d'Italia è una di quelle istituzioni che non si possono toccare. Rivestita di un'aureola di santità, nel corso dei decenni è stata venerata come la Madonna, il faro dell'economia, il guardiano della solidità del paese, e blah, blah. 
Solita questione di caste e controcaste, visto che il sistema bancario italiano è il peggiore del mondo e da quando è entrato l'euro e via Nazionale ha perso l'unico potere che aveva, ovvero quello di determinare il costo del denaro, non si capisce neanche bene quale sia il suo vero ruolo. Prima dell'attuale governatore ce ne era uno che parlava in frusinate, ma passava per un grande intellettuale solo perché nei suoi discorsi elencava una serie di citazioni a caso preferibilmente in latino. Nei giorni scorsi questo campione è stato condannato a quattro anni e un milione e mezzo di euro di multa, oltre a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici, per aver favorito il tentativo di scalata della Banca Popolare di Lodi da parte dei "furbetti der quartierino".
Oggi su quella poltrona c'è Mario Draghi, un uomo che è stato direttore generale del Tesoro al tempo delle finanziarie allegre e poi ha firmato una legge sulle privatizzazioni e una sulle offerte pubbliche di acquisto per le società quotate in Borsa che hanno avuto esiti pessimi. Diventato governatore nel 2006 a causa delle dimissioni forzate del suo truffaldino predecessore, ha ereditato questa immunità di fondo che spinge tutta la stampa italiana a tessere grandi lodi dell'inquilino di via Nazionale a prescindere, come direbbe Totò.
Oggi, in occasione dell'annuale kermesse dell'assemblea della Banca, ha sfoggiato le sue grandi capacità di economista. Ha chiesto una manovra da 40 miliardi, però anche un taglio delle tasse, e magari anche un po' di aumento della spesa pubblica per finanziare la crescita attraverso le infrastrutture. Ah... dimenticavo, ha chiesto anche di ridurre gli sprechi e di smetterla con gli interessi corporativi (proprio lui che è il numero uno dei lobbisti corporativi). Mancava che dicesse "ccchiu pilo pe' tutti" e sarebbe stato perfetto nella caricatura di Cetto La Qualunque. Provate a chiedergli dove taglierebbe e dove aumenterebbe la spesa. Vi risponderà che non è compito suo.

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