lunedì 21 marzo 2011

La guerra in Libia: dopo le bandierine della festa, il popolo di Pulcinella imbraccia il moschetto

Che c'è di meglio di una guerra per festeggiare l'anniversario dell'Unità d'Italia? Non si era ancora spenta l'eco della valanga di retorica sparsa a quattro mani dai nostri assai anziani leader, dal passato tutt'altro che risorgimentale, che improvvisamente ci siamo ritrovati a parlare di bombe e missili a due passi da casa nostra e contro un paese che, chissà mai perché, passando da Andreotti a Craxi per finire a Berlusconi, abbiamo sempre considerato "amico". 
E così, agganciati al traino dell'Onu e della Nato, eccoci qui ad appoggiare un'azione militare della quale evidentemente il nostro governo non sa nulla di nulla, perché il nostro ruolo, come quello di tutti i bravi maggiordomi, consiste solo nello stendere il tappeto rosso delle basi in territorio italiano agli aerei della coalizione. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, come ventriloquo della maggioranza ha collezionato dall'inizio dell'anno una serie di pessime figure personali, che non sembrano però aver scalfito la sua bella faccia abbronzata. Mentre scoppiavano le rivolte in Tunisia e Egitto, più volte ha elogiato il ruolo politico di Ben Ali e Mubarak (due squallidi dittatori che ammassavano ricchezze e nuovi modelli di Ferrari alla faccia del popolo), sostenendo che i tiranni dovevano restare al loro posto per gestire la transizione democratica (!). I due devono aver capito allora che tirava una brutta aria e per fortuna se la sono data a gambe. Quando i libici hanno deciso di fare lo stesso, il governo italiano, grazie alla solita coppia comica Berlusconi&Frattini, ha detto prima di non voler interferire con il loro sodale Gheddafi, poi di non volere l'intervento militare (quindi neanche la "no-fly zone"), poi di essere schierato con l'Unione europea (ma chissà perché ci abbiamo messo molto più degli altri a congelare i beni del rais a casa nostra), poi di appoggiare il divieto di sorvolo della Libia. All'Onu non c'eravamo (non siamo membri permamenti del Consiglio di Sicurezza, è bene ricordarlo sempre, per colpa del nostro recentissimo passato fascista e guerrafondaio) e quindi hanno deciso per noi. Nella risoluzione, un capolavoro di equilibrisimo legale, è stata inserita la frase "con ogni mezzo necessario" insiema alla patetica scusa di voler proteggere i civili libici. E tutto ad un tratto, francese, britannici e americani hanno scaricato una pioggia di missili sul paese nordafricano.
Mentre si attende di valutare le conseguenze di una simile pazzia immotivata, gli italiani si mettono di nuovo la maschera di Pulcinella e lo scolapasta in testa. Il sanguigno ministro della Difesa, Ignazio La Russa, annuncia che i nostri Tornado sono pronti a intervenire, no anzi sono intervenuti, no anzi, non hanno sparato effettuando solo voli di ricognizione. 
L'ultima volta che abbiamo schierato l'aeronautica 20 anni fa in Iraq finì che uno dei nostri aerei fu abbattuto da un colpo di fucile e i due piloti, Gianmarco Bellini e Maurizio Cocciolone caddero in mani nemiche. Per fortuna loro gli iracheni si dimostrarono rispettosi delle norme internazionali che regolano la gestione dei prigionieri di guerra e li rilasciarono indenni alla fine del conflitto. Il precedente, molto italian-style, spingerebbe a più miti consigli. E invece, fra le maschere della commedia nostrana appare sempre quella del Rambo alla matriciana e così, scovato da Repubblica, uno dei nostri top-gun annuncia eroico: "Lassù la guerra non è un gioco, quando me lo ordinano elimino il nemico" e racconta di come tutto sia molto simile a un videogioco, visto che "nella guerra moderna, il nemico è un pixel luminoso sullo schermo". L'autore di queste idiozie è naturalmente anonimo, un colonnello di 39 anni che vista l'età i missili li ha lanciati davvero solo con la Playstation, ma molto rappresentativo della categoria, come le fonti interne delle nostre forze armate che parlano di "obiettivo della missione raggiunto" e di "soppressione delle difese aeree nemiche".
Il tutto mentre il presidente Giorgio Napolitano, reduce da festeggiamenti e bandierine, ancora ieri negava che il nostro paese fosse in guerra. Gliel'hanno fatta sotto il naso un'altra volta. 

2 commenti:

  1. Scusate il ritardo, ma vorrei fare una piccolissima precisazione a quel c... poco informato che ha scritto questo articolo.
    Punto primo i colonnelli Bellini e Cocciolone sono stati abbattuti da un pesante fuoco di contraerea e non da un ridicolo colpo di fucile.
    Punto secondo con che coraggio scrivi che gli iracheni hanno rispettato le norme internazionali?

    Valerio
    Sono stati torturati e il colonnello Cocciolone ha riportato danni fisici permaneti.
    Chiedi scusa per avere offeso due persone che hanno semplicemente cercato di fare il loro lavoro e che tu stesso in quanto cittadino paghi e acconsenti tacitamente che venga fatto.

    Per quanto riguarda il resto sono comunque pienamente d'accordo

    RispondiElimina
  2. I suoi due eroi sono tornati a casa con le loro gambe. Non credo che molti soldati iracheni finiti nella mani dei nostri della Nato possano dire altrettanto. Dire poi che io pagando le tasse acconsento tacitamente a pagare delle missioni di guerra è davvero una perla da c... per chi l'ha scritta. Io ero e resto contrario a ogni missione militare di qualunque genere e non acconsento tacitamente proprio a nulla. Se la politica utilizza le tasse per comprare gli aeroplanini per fare felici i nostri soldatini non è certo colpa mia. E se c'è qualche pazzo che per soldi, solo per soldi, rischia la vita, è libero di farlo.
    Ultima cosa: che ci fosse il fuoco di una "pesante contraerea" lo dicono loro. L'ipotesi più accreditata è che siano stati colpiti da uno ZSU (un carro armato che era già vecchio ai tempi del Vietnam) anche perché volavano a soli 150 piedi di altezza.

    RispondiElimina