lunedì 7 marzo 2011

Le donne del Pdl in campo. La meritocrazia spiegata dall'alto di una bella poltroncina.

Dovevano scendere in piazza, come voleva la sanguigna Daniela Santanchè (che offesa ha deciso di non partecipare). Ma poi, per evitare la solita bruttissima figura, hanno preferito l'Auditorium della Tecnica a Roma, la sala diventata troppo piccola anche per i convegni della Confindustria, per riunirsi nel nome di non si sa cosa, ma sicuramente avendo presente "contro" chi. Le donne del Pdl ce l'hanno con quelle, molto più numerose, che sono scese in tutte le piazze italiane lo scorso 13 febbraio per chiedere le dimissioni del "vecchio porco" (la definizione è del direttore di Libero, Maurizio Belpietro, non prendetevela con me). 
Mara Carfagna, passata dai calendari da camionista al ministero delle Pari Opportunità, Mariastella Gelmini, l'avvocato che ha passato gli esami a Catanzaro perché a Brescia l'avevano "seccata" un paio di volte, Michela Vittoria Brambilla, premiata con il ministero del Turismo per la sua fedeltà al grande capo, non ci stanno a passare per "oche", "raccomandate", o "prostitute", come quella cattivone delle veterofemministe vorrebbero far credere. La loro poltroncina se la sono conquistata con il merito, diamine. 
La Carfagna, saltata con abilità dal nude-look al tailleur ministeriale, ha ironizzato sulle donne della sinistra, "accompagnate dai loro maschietti, accecate dal furore ideologico". Giorgia Meloni, secondo Libero, ha addirittura "infiammato" la platea. "Noi siamo prima di tutto dei militanti non siamo delle oche. Veniamo sempre tacciate di essere fasciste esaltate o prostitute o delle gallinelle del potere, cito il copyright di un signore che qualcuno si ostina a chiamare intellettuale e che porta il nome di Giorgio Bocca", ha detto severa dall'alto del suo diploma di Istituto linguistico e del suo accento da borgatara, sicuramente la persona più adatta per valutare un intellettuale, forse arrabbiata perché quando qualcuno parla di persone che hanno conquistato un posto al solo grazie a favori sessuali nessuno pensa a lei. La ministra daa' Garbatella è lì perché ce l'ha messa Gianfranco Fini, c'è rimasta attaccata come una cozza e non ha ancora capito che al prossimo giro di giostra il Caimano la farà cortesemente scendere.
Una faccia di bronzo come poche, insomma, il volersi paragonare alle centinaia di migliaia di persone normali che hanno manifestato il mese scorso indignate per il fatto che il capo del governo italiano è stato rinviato a giudizio per favoreggiamento delle prostituzione minorile, e parlare di "meritocrazia". Ed è bene sempre ricodare che queste pasionarie della destra non sono state votate da nessuno: finite in listini bloccati e in liste di spartizioni dei ministeri, fanno le belle statuine del regime senza uno straccio di preparazione e capacità. Magari non saranno oche e prostitute, ma di certo non meritavano proprio nulla.

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