venerdì 4 febbraio 2011

Federalismo addio: il niet di Napolitano, la patetica conferenza stampa di Tremonti e Calderoli, gli attributi sgonfi della Lega. E' stallo permanente.

A scacchi lo stallo determina il pareggio. Il giocatore di mano non ha mosse legali da fare, ma non è sotto scacco. Ma in aerodinamica è una perdita di potenza che nel caso di un aeroplano porta alla caduta verticale. Qual è la situazione della maggioranza di governo, dopo che perfino il non esattamente rivoluzionario presidente della Repubblica ha bocciato come irricevibile il decreto sul federalismo fiscale approvato dal governo in fretta e furia dopa la bocciatura in Bicamerale?
E' su questa differenza che si gioca la partita nelle prossime ore. Stamattina il ministro più amato dai leghisti, Giulio Tremonti, e una camicia verde doc come Roberto Calderoli, avevano illustrato in conferenza stampa le meraviglie del federalismo fiscale: meno sprechi (sì certo, a meno che non ti capitino sindaci come Alemanno o la Moratti), meno tasse (ma quando mai?), più efficienza e possibilità per i cittadini di vedere come vengono spesi i soldi (come se prima non si accorgessero delle buche nelle strade o degli autobus che fanno una corsa su due delle previste). La solita colata lavica di balle, che però fanno tanto Padania e bisogna ingoiarle.
Poi la doccia fredda del Quirinale. Napolitano manda una lettera a Berlusconi in cui scrive che "non sussistono le condizioni per procedere alla richiesta emanazione" del decreto e in una telefonata al leader leghista Umberto Bossi spiega anche le ragioni del suo no. L'uomo che voleva pulirsi il culo con il tricolore e l'autore della legge elettorale porcata saliranno la prossima settimana sul Colle, ascolteranno il presidente e poi riferiranno alle Camere.
Una cosa sembra molto evidente. Il federalismo non si farà, nè ora, nè mai e i celoduristi di un tempo ora sono nudi come vermi davanti allo specchio a misurarsi gli attributi sgonfi. 
Mollare Silvio? Per fare cosa? I sondaggi evidentemente non sono molto incoraggianti e per la Lega si profila una lenta agonia politica, trascinata nelle sabbiae mobili da quella pietra appesa al collo che si chiama Berlusconi. Tirare a campare? Per quanto? E con quali obiettivi? La base, a sentire gli ascoltatori, sarebbe furente (e non si stenta a crederlo), i vertici sono sospesi a mezz'aria in attesa di cercare di riguadagnare quota o venire giù come un sasso. 
Lo stallo, appunto. 



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