giovedì 17 febbraio 2011

Il caso Ruby fa emergere uno dei veri scandali italiani: le forze dell'ordine ostaggio dei vertici nominati dalla politica.

Fanno impressione le dichiarazioni del poliziotto riportate oggi dal Fatto Quotidiano e riguardanti la "folle" notte in Questura a Milano, fra prostitute minorenni ladre, telefonate del presidente del Consiglio e imbarazzo dei vertici della pubblica sicurezza. Vessati dai superiori che ovviamente non vogliono alcun contatto con la stampa, gli agenti delle forze dell'ordine sono costretti all'anonimato e per poter parlare con un cronista organizzano incontri riservati genere film di controspionaggio (niente telefono, appuntamento lontano dalla Questura e da qualsiasi commissariato). Il poliziotto racconta che Ruby Rubacuori intorno alle 18 da una volante e che tutto era andato secondo le procedura fino alla strana telefonata di Michelle Conceicao Dos Santos, la prostituta brasiliana che aveva il numero di telefono del presidente del Consiglio e lo ha avvisato, che chiamò in Questura per avere notizia di Ruby. Poi a mezzanotte la scena cambia. Il commissario Giorgia Iafrate "sbianca in volto" perché al telefono il capo di Gabinetto della Questura, Pietro Ostuni, le riferisce della chiamata del premier. L'agente difende l'onore della polizia: "Un funzionario di polizia come la dottoressa Iafrate riceve dodici, dico dodici, telefonate dal capo di Gabinetto Ostuni che a sua volta era stato chiamato da Berlusconi. Non è facile resistere, anche se in qualche modo Iafrate ci ha provato. E' stata una notte folle... davanti a noi avevamo quella ragazza, con quello sguardo insieme da donna consumata e da bambina, poi la sua amica brasiliana dal mestiere incerto, quindi le chiamate del premier che tira fuori Mubarak e alla fine ci mancava solo quella consigliera regionale vestita da pin-up", si sfoga ancora il poliziotto facendo riferimento a Nicole Minetti, piombata in Questura a riprendersi la minorenne Ruby per poi riconsegnarla nelle mani della prostituta brasiliana. Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, sfodera una faccia di tolla da competizione e dice che tutto è andato secondo le regole.
L'agente sbotta: "Ma che cazzo credono che siamo, un circo Barnum, un teatrino di avanspettacolo?". Direi molto peggio. La polizia italiana, i suoi vertici ovviamente, è totalmente ostaggio della politica. Come ci ha dimostrato un solerte funzionario della Digos nel recente episodio che ha visto coinvolto il ministro Ignazio La Russa e il giornalista di Annozero, Corrado Formigli. Il primo pesta i piedi al secondo e poi lo accusa di averlo scalciato. Arriva la Digos e caccia via Formigli. Il funzionario, davanti alla telecamera, pronuncia le seguenti parole: "Il ministro si è lamentato e quindi la storia è finita, lei se ne deve andare".
Roba da finire a dirigere il traffico a Lampedusa.

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