lunedì 28 febbraio 2011

L'attacco alla scuola pubblica. Berlusconi spara il primo colpo, il Giornale si accoda.

La scuola pubblica non se l'è mai passata molto bene. Ma l'attacco al quale è sottoposta dalla destra al governo è probabilmente senza precedenti. Non contenti dei sostanziosi tagli finanziari e della ingente quantità di denaro girato alle scuole private (che in Italia sono quasi ed esclusivamente cattoliche), i popolani della libertà cercando di infliggere il colpo finale, accusando gli insegnanti statali delle peggiori nefandezze. 
Per farsi perdonare le orge con Lele Mora e Emilio Fede, sabato il Caimano si è presentato al congresso di una delle tante sedicenti formazioni politiche italiane, i cristiano-riformisti, come strenuo difensore dei valori cattolici, e ha picchiato il randello sulla testa dei docenti pubblici, che "inculcano idee diverse da quelle che vengono trasmesse nelle famiglie". Che detta così è una frase un po' inquietante, nel senso che non esclude l'ipotesi che l'insegnante che ha in classe il figlio di una coppia di razzisti sia costretto a orientarsi in quel senso. Ma si sa, il premier è un buontempone e infatti poche ore dopo ha detto le solite paroline magiche: "Sono stato travisato".
Il problema è che gli operatori dell'informazione da lui profumatamente stipendiati hanno udito lo squillo di tromba e si sono lanciati all'attacco nel tentativo di non fare prigionieri. Oggi sul Giornale, Mario Giordano si lancia in una serie di illazioni ridicole, prima ancora che vergognose, e in un articolo intitolato "Se la scuola pubblica è il paradiso dell'ideologia", imbraccia il mitra e spara: "Che cosa sono i gulag? Un errore di valutazione. E le foibe? Mai esistite. Chi era Lenin? Un sincero democrati­co. Le Br? Fascisti inconsapevoli. E comunque bisogna capirli: volevano la giustizia sociale. Mica come Berlusco­ni che è un delinquente che porta l’Italia nel caos. Einau­di e De Gasperi? Due tradito­ri della Repubblica. Le forze della sinistra? La sola garanzia del rispetto della Costituzione. E Stalin appariva rassicurante nella sua immensa autorità, un’autorità dura ma giusta". 
Secondo l'ex direttore di Studio Aperto e dello stesso quotidiano per cui ora fa l'editorialista, queste assurdità sarebbero scritte sui "manuali su cui studiano abitualmente i no­stri ragazzi". Un'enormità del genere, tirata lì, senza uno straccio di documentazione, come se fosse una cosa assodata, di dominio pubblico, un dogma reso tale dall'imprinting del suo duce. Il delirio si fa poi veramente psichedelico quando il nostro dichiara che la "scuola privata non esiste. La scuola, in effetti, è sempre un servizio pubblico, chiunque sia ad amministrar­la, Stato o ente privato. Qual è il punto, dunque? Semplice: ga­rantire a tutti la libertà di sce­gliere". 
Scaricando sulle spalle dei contribuenti che scelgono la scuola pubblica i costi, abnormi, di quella cattolica, è chiaro.

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